Abstract
According W. V. O Quine, there are two famous aphorisms or capital maxims – maybe it could be more correct to define them, with hegelian style, “panlogisms” – derivable from an attentive analysis of his famous problem “On what there is” – both settled on the Parmenis’ intuition in virtue of which “All is Being” or “The Being is the Identical”: « To be is being the value of a variable» and «No entity without identity». These words summarize, using Francesco Berto introducing words of his «L’Esistenza non è logica; dai quadrati rotondi ai mondi impossibili», the so-called “Received View” about being conceived as something that cannot be (considered) as a logical property inter alia. But the parmenidean-eleatic received view of Quine and others (see the classical criticism against Meinong from B. Russell, or P. Van Inwangen, W. Lycan) is really philosophically satisfactory? All Francesco Berto’s book consists in to furnish an absolutely negative answer to the latter question; and this negative question is in turn respectively articulated in two philosophical proposals: a “pars destruens” where, all the parmenidean, russellian, guinean received view’s criticisms, limits, metaphysical and logical deficits are stressed, highlighted and stigmatized; and a pars costruendo, in which the author exposes four types of meinonghian “being-as-a-property” theory, openly showing his preference for the last and four theory. In the same words of Berto: «In my view, parmenidean thesis, is wrong […], and showing, in this book, that opposite view is handsome and useful is for myself more interesting that to criticize received view».
Due sono gli aforismi (ma forse sarebbe il caso di definirli, hegelianamente, “panlogismi”), o massime capitali che si possono derivare, per Quine da un’attenta analisi del problema di che cosa esiste fondata sull’intuizione di Parmenide per cui tutto è essere e “l’essere è l’identico”: «essere è essere il valore di una variabile» e non «c’è entità senza identità». Questa è la cosiddetta “concezione standard” o “received view” sull’essere come qualcosa che non può essere una proprietà inter alia. Ma la received view parmenidea di Quine ed altri (come P. Van Inwagen o W. Lycan) è filosoficamente soddisfacente? Tutto il libro di Francesco Berto consiste nel fornire una risposta assolutamente negativa a questa domanda, risposta a propria volta articolabile in due sottostrutture o sotto-proposte, una pars destruens dove, a modesto parere di chi scrive, tutti i limiti, le criticità e i deficit di struttura della received view parmenideo-russelliana-quineana (evidenziando tutte le differenze negli approcci dei tanti autori che l’hanno vivificata e attraversata) vengono individuati, sottolineati, e, correttamente, stigmatizzati, nei limiti di quel che può essere una stigmatizzazione filosofica, e una pars construens dove Berto espone quattro tipi di teoria
meinonghiana, indicando la sua preferenza per la quarta. Per usare le parole dello stesso Berto «la tesi parmenidea, a mio parere, è sbagliata […], mostrare in questo libro che la concezione opposta è bella e utile mi interessa più che criticare la received view.»
Citazione
Stefano Vaselli, “Francesco Berto, L’esistenza non è logica. Dal quadrato rotondo ai mondi impossibili, Laterza, Roma-Bari, 2010, pp. 310”, in “APhEx 3”, 2011, pp. 18.
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AUTORI&AUTRICI
È stato coordinatore del Dipartimento di Filosofia e Storia presso il Liceo Classico Statale Giulio Cesare di Roma, dove ha insegnato di ruolo dal 2019 al 2023 (anno della sua scomparsa) le stesse discipline per il cui insegnamento nei licei si è abilitato nel 2001. Laureato a Roma nel 1996 con una tesi sul problema dell'identità personale nella filosofia analitica e nella filosofia della mente di Derek Parfit e Daniel Dennett, Vaselli ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filosofia Teoretica presso l'Università degli Studi di Torino nel 2018, e il dottorato in Logica ed Epistemologia presso l'Università "La Sapienza" di Roma nel 2004. Vaselli è stato autore di numerosi saggi e articoli in italiano e in inglese nel campo dell'ontologia sociale, della filosofia delle scienze sociali, dell'epistemologia analitica, e in filosofia analitica della storia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo il libro "Il Posto dei fatti in un mondo di eventi" (Mimesis, 2016).